
“Casa AIL ci è stata consigliata dagli assistenti sociali dell’ospedale pediatrico, perché dovendo affrontare la terapia proprio all’inizio ci hanno consigliato di prendere la residenza a Firenze. Sinceramente neanche conoscevo l’esistenza della struttura, conoscevo AIL Firenze ODV grazie alla televisione e alle raccolte fondi, ma non avevo la minima idea che potesse dare questo tipo di servizio a persone in difficoltà.
Negli ambienti comuni c’è la possibilità di far incontrare i bambini e farli giocare insieme in ludoteca. Ho trovato volontari che intrattengono bambini, ci mettono tutta la loro volontà. Ci sono gli appuntamenti del lunedì e del venerdì, tipo Luigi, Maria ecc, i bambini ormai li vedono come punti di riferimento.
Ho visto che l’approccio che hanno tutti, medici e infermieri, va benissimo nel contesto, sia coi bambini sia coi familiari, nonostante lo stress che ritengo vivano lì dentro. Sono sempre tranquilli, sorridenti e offrono la serenità di cui abbiamo bisogno, anche nelle difficoltà che ovviamente non possono essere sminuite. Sono persone che comprendono e mettono a loro agio, molto professionali ma allo stesso tempo molto umani.
La possibilità di stare in una struttura come questa, dove c’è la possibilità di incontrare altre persone e vivere spazi comuni, di relazionarsi con chi vive un’esperienza simile è a mio avviso notevole rispetto magari a stare in appartamento per conto proprio. Noi abbiamo deciso di rimanere qua, nonostante ci abbiano proposto anche soluzioni diverse. Lo abbiamo fatto semplicemente per dare l’opportunità a noi e alla bambina di fare incontri di vita diversi.
È una fortuna essere qua: l’ospedale è a cinque minuti di strada, il reparto è aperto tutti i giorni e i medici sono sempre disponibili, nei momenti di bisogno hanno la reperibilità e ci troviamo sempre bene”.
Marco, un papà di Casa AIL
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