Racconto di un volontario di ATOUT AFRICAN – ARCH.IT ODV
2019, Benin
L’indomani Cristoph stringe le ultime viti, chiude il cofano ed alle 8 ripartiamo da Natitingou per Brignamarò. Iniziamo il viaggio ed appena usciti dalla città sterza a sinistra su una strada sterrata, stretta e non segnata. Iniziano le buche ed iniziamo a ondeggiare:
“E’ una scorciatoia?”
“No è la strada per Brignamaro?”
“Abbandoniamo la strada asfaltata?”
“Si”
“Quanti km ci sono per andare a Brignamarò”
“150”
“150 Km di questa strada??”
“Si”
Immaginiamo di essere appena fuori Modena e di metterci su una strada di campagna utilizzata da trattori, piena di fango, buche e dire “Ora da qui andiamo in piazza Bra a Verona!” Il paragone potrebbe calzare.
Siamo arrivati a Brignamarò dopo 7 ore di viaggio. Siamo scesi due volte solo per far uscire il pickup dal fango. Abbiamo attraversato villaggi sempre più desolati e dispersi.
La mia missione qui è coordinare le opere di fondazione per la realizzazione di una scuola ed un orfanotrofio nel villaggio di Brignamarò, cittadina nel dipartimento di Natitingou, nord/ovest del Benin; In quella parte di Africa che ancora non è deserto, dove la sabbia sta sempre più prendendo piede.
Gli scavi di entrambe le strutture sono quasi ultimati e la squadra di muratori ha dieci giorni per finire le fondazioni e gli scarichi per poi procedere con le elevazioni.
Alla domanda “Cosa posso trovare a Brignamarò?” mi era stato risposto “Niente!”; non del tutto vero ma poco ci si sbaglia. Brignamarò è un piccolo villaggio con una parrocchia e quattro moschee. Non si sa quanti abitanti faccia ma sulla strada sono riversate mandrie di bambini nudi e donne che fanno da mangiare. Qui anche Christoph è straniero. Non parlano Fon, pochissimi parlano Francese. E’ strano vederlo cosi poco a suo agio.
Il primo giorno in cantiere arriva l’una e decido di andare alla ricerca di qualcosa da mangiare.
“Christoph, esco a prendere del pane”
“Guarda che qui nessuno vende pane e poi il tuo stomaco non regge i cibi di qua”
“Cosa mangiano di solito?”
“Niente, chicchi di grano”
“Scommetti che non morirò di fame oggi?”
“Vediamo con cosa torni”
Esco con due monete da 25 franchi (6/7 centesimi di euro). A bordo strada allungo lo sguardo per vedere cosa vendono le donne. Verdura e frutta mai vista prima, malandata e poco invitante. Brandelli di carne ancora grondante di sangue ricoperti da mosche, pappine bianche tipo yogurt…. Tutto appoggiato su dei vassoi di metallo a terra, con le persone sedute davanti, sulla strada, in mezzo la polvere. Continuo a camminare ed incrocio lo sguardo di una signora seduta in terra con davanti un secchio. Passando sbircio, vedo arachidi e mi fermo. Ci parliamo a gesti. Gli faccio vedere le due monete. Dal secchio mette su un vassoio le arachidi e fa due mucchi; Indica prima una moneta ed un mucchio e l’altra con l’altro mucchio. Saranno stati un chilo abbondanti di arachidi. Erano troppe, ma alla fine dico che va bene. Nel mentre una folla di bambini si ammucchia attorno per vedere l’acquisto. Gli do le monete ed aspetto. Lei tende il vassoio e mima l’azione di versare il contenuto. Capisco che non ha sacchetti o altri contenitori. Io neanche. Uso il fondo della maglietta come contenitore e torno con le arachidi appese davanti. Christoph mi vede con quel bottino e non riesce a smettere di ridere. Ho distribuito arachidi a tutti i muratori in cambio di cous cous e gnam fritti.
Il volontario Matteo Moretti
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