Il 2016 è stato un anno incredibile. L’anno che ci ha fatto vivere per la prima volta i drammi delle frontiere, dei muri, delle barriere.

Il 9 marzo è arrivata la notizia alla chiusura delle frontiere lungo gli stati dell’ex Jugoslavia.

Proprio in quel momento abbiamo capito che non avevamo alcun dubbio su ciò che dovevamo fare. È nata così l’idea de Il Pulmino Verde da un gruppo di persone che avevano tutte le intenzioni di reagire (e cercare di rimediare) alle sofferenze che ogni giorno i migranti vivevano lungo la rotta balcanica.

Grazie all’aiuto di centinaia di persone, Il Pulmino Verde ha cominciato a prendere forma con un primo importante obiettivo, arrivare a Idomeni, il più grande campo profughi d’Europa.

Finalmente, l’8 maggio 2016 Il Pulmino Verde ha acceso i motori ed ha percorso 1790 km. Al nostro arrivo ci siamo rimboccati le maniche per aiutare come potevamo e fare ciò che serviva, senza fermarci un attimo per non sentirci schiacciati dal profondo senso di inutilità di fronte a tale sofferenza.

Tornato a Torino, lontano da recinzioni e fili spinati, Il Pulmino Verde ha iniziato a raccontare la propria esperienza: la disperazione e la speranza vissute ad Idomeni erano importanti da conservare e trasmettere.

In autunno, Il Pulmino Verde ha riacceso i motori per andare a scoprire una realtà italiana stavolta, quella di Ventimiglia, punto di passaggio di numerosi migranti che in Francia sperano di trovare la propria famiglia o una vita migliore.

Il lavoro di volontariato sul campo e la divulgazione sono i punti forti de Il Pulmino Verde ed è per questo che continuiamo ad andare dove c’è bisogno di noi e a svolgere un’opera di sensibilizzazione sul fenomeno migratorio.

Il Pulmino Verde, ad un anno dalla sua nascita, è cresciuto e ha girato e scoperto terre e popolazioni.

Crediamo in un mondo che nella diversità veda non una minaccia ma un’opportunità. Perché in fondo, siamo tutti cittadini, non di Atene o della Grecia, ma del Mondo.

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