L’Associazione Piccolo Carro ODV ha maturato dal 2014 la necessità di una casa propria con una prospettiva di co-housing per ragazzi con disabilità, che rispetti il pilastro fondamentale di questa splendida realtà: coltivare la propria persona nel processo di autonomia, la capacità di condividere spazi e relazioni con i compagni nel quale poi lasciare la propria impronta.
Questo importante passo ha significato e significa per tutti i componenti dell’associazione (ragazzi, volontari e famiglie) il costruire il “dopo di noi” nel “durante”.
È di vitale importanza preparare genitori e famigliari all’uscita di casa anche dei figli con disabilità, non a causa di un’emergenza ma grazie ad un percorso scelto, costruito e condiviso con le diverse figure che affiancano ogni ragazzo.
È stato un gran successo vedere crescere e trasformarsi una casa malsana in una confortevole, allegra e nuova abitazione, con il consenso anche dei vicini di casa che hanno tratto vantaggio per l’illuminazione della strada, prima buia e per la manutenzione gratuita di un terreno adiacente all’abitazione, oltre la vivacità e l’allegria di tutti i ragazzi.
Di fondamentale importanza è stato avviare di pari passo l’autonomia nella casa comune al percorso di lavoro comunenei vari nostri laboratori che diventa un collante nella relazione e nel processo di autostima reciproco.
Fare comunità nella comunità nello spirito di reciprocità: le persone con disabilità hanno bisogno del territorio ma è vero anche che il territorio può avere bisogno di una comunità per persone con disabilità. Parlando di inclusione sociale ci si accorge che mettendo al centro l’umanità di ciascuno ne scaturisce un valore di tutti.
L’Associazione è riuscita coinvolgere non solo i componenti della stessa, ma le diverse realtà locali: con le sue iniziative si è caratterizzata come soggetto attivo nell’inventare percorsi originali, pensati sulle esigenze e le storie di ciascuno.
La nuova casa è stata vissuta da tutti i componenti del gruppo pronti a questa esperienza: il protagonismo di diverse famiglie si è dimostrato determinante per contenere, ridurre, superare le difficoltà via via incontrate e l’intervento della figura educativa formata secondo i principi antroposofici ha dato un’impronta particolare e innovativa rispetto alla concezione della residenzialità molte volte concepita come “weekend di sollievo”.

Ancora non è maturata l’idea della separazione da parte di tutte le famiglie: necessita un lavoro di cultura, di trasformazione dall’”essere assistito”.

Un continuo lavoro sul versante “culturale” con scambi e incontri con altre realtà locali, ha potuto e può costruire storie, scrivere narrazioni comunitarie che divengono patrimonio del tessuto sociale nel quale il progetto di vita di ogni persona possa trovare giusto spazio e dimensione.

Ora è fondamentale trovare una nuova soluzione abitativa con l’obiettivo di realizzare una vita futura autonoma per circa 15 ragazzi e adulti dai 21 ai 60 anni con disabilità medio-cognitiva grazie a tutta l’esperienza e le capacità acquisite in tutti questi anni.

totale raccolta

2.217€

ASSOCIAZIONE PICCOLO CARRO ODV

L’Associazione Piccolo Carro ODV si avvale dei principi della socioterapia antroposofica che si basa sullaconcezione dell’uomo inteso come essere dotato di corpo, anima e spirito, un essere in continua evoluzione, anche quando appare ostacolato da gravi handicap fisici o psichici.
Si tratta quindi di un modello di vita che punta al potenziamento delle facoltà vitali e intellettive intrinseche in ogni individuo, con lo scopo di riconoscere ogni persona nella sua singolarità irripetibile, al di là dei criteri diagnostici puramente classificatori e quindi di favorirne attraverso un percorso attento al miglioramento della qualità della vita e l’integrazione nella società.
La socioterapia si pone l’obiettivo di creare le condizioni per dare alle persone con “complesse necessità di dipendenza” una vita il più possibile dignitosa, indipendente ed affrancata dalle logiche dell’assistenzialismo e dall’aura pietistica che spesso si accompagna al concetto della disabilità.
In questo senso, il principale compito dell’accompagnatore/educatore è quello di riconoscere in ogni persona la nota profonda, il colore specifico della sua individualità, comunemente ignorata nei portatori di handicap, perché nascosta e “intrappolata” dalla patologia.
Si cerca perciò di agire in modo che le risorse interiori individuali siano risvegliate per raggiungere un’esistenza il più possibile equilibrata e autonoma, in cui si esprima la fondamentale dignità della persona.
Deve essere curato l’inserimento in comunità di vita nelle quali ogni individuo possa portare il proprio contributo e ricevere nutrimento affettivo e terapeutico, così come ogni singolo organo contribuisce all’equilibrio dell’insieme di un organismo.
La condivisione della vita con gli altri fornisce la base per percepire il senso della propria vita.
Contribuire alla costruzione della vita comune secondo le proprie possibilità permette il sorgere del senso di appartenenza a un ambiente. Si costituisce così un riconoscimento reciproco fra l’individuo e la comunità. Ciò avviene attraverso singole azioni che trovano il loro senso nel tempo.
Il concetto stesso di ritmo possiede valenze terapeutiche, nutre infatti il sorgere di aspettative e motivazioni per il proprio operare, e riconduce la singola azione a un contesto di significati più ampio.

Località Case Brac 7 10010 Chiaverano (TO)
0125798137