Semeiotica ed Ecografia nell’Isola di Pemba” (arcipelago di Zanzibar, Tanzania) è il progetto di Fondazione Ivo de Carneri che intende migliorare la capacità diagnostica degli operatori sanitari e delle figure mediche (Clinical Officers, Assistant Medical Officers e Medical Doctors) nelle strutture sanitarie, colmandone le lacune e garantendo una corretta diagnosi per i pazienti.

Partendo dall’esperienza acquisita dalla Fondazione da precedenti progetti, si intende attivare un percorso formativo coinvolgendo 6/10 nuovi operatori. La formazione sarà erogata da medici specialisti italiani in Medicina Interna, Ginecologia, Pediatria e Neonatologia, che forniranno metodologia e competenzeadeguate agli operatori locali, rendendoli in grado di affrontare le sfide quotidiane nello svolgimento della propria professione, in un contesto a risorse limitate come l’isola di Pemba.

Obiettivo generale è contribuire al miglioramento della salute della popolazione dell’Isola di Pemba attraverso il rafforzamento delle strutture sanitarie (ospedali e ambulatori) nelle loro azioni di tipo clinico.

LE ORIGINI
Fondamentale per la rilevazione del bisogno è stato il Dottor Paolo Agostinis, medico specialista in Medicina Interna, con competenze avanzate in Medicina tropicale e docente della Scuola Italiana di Ecografia (SIUMB) di Tolmezzo, e dei suoi colleghi (medici volontari provenienti da aziende ospedaliere friulane e/o membri della SIUMB di Tolmezzo). Sull’isola sono stati infatti da loro riscontrati gravi carenze e lacune: una rapida indagine sull’offerta didattica delle Istituzioni formative di Zanzibar in campo medico e le testimonianze di chi vi ha studiato, hanno fatto emergere che non viene erogato alcun corso di Semeiotica. Poiché questa assenza influisce negativamente sulla formulazione delle diagnosi, il dottor Agostinis e gli altri medici volontari hanno deciso di rendere l’insegnamento dell’Ecografia imprescindibile dallo studio della Semeiotica.

LE ATTIVITÀ

  1. Formazione: erogata nell’arco dei 24 mesi di progetto, con due cicli formativi nel primo anno e altri due cicli nel secondo. Ciascun ciclo formativo avrà una durata di tre settimane e sarà condotto da due medici volontari espatriati (per un totale di otto medici nei 2 anni di progetto) con specializzazioni in due settori differenti della medicina, così da fornire un panorama di competenze ampio e variegato. I medici volontari saranno italiani e/o stranieri, tutti con precedenti esperienze in contesti a risorse limitate e con competenze sulle malattie tropicali e sull’uso dell’apparecchio ecografico.
  2. Metodologia dell’intervento: prevede l’insegnamento della semeiotica, ovvero la branca della medicina che si occupa dello studio dei sintomi e dei segni clinici del paziente, e dell’ecografia intesa come uno strumento semplice ed efficace, da associare al fonendoscopio, per estendere l’esame obiettivo del paziente.
    Il tutto avviene prevalentemente attraverso attività formative on-the-job (con pazienti veri e propri presso le strutture sanitarie), integrate con lezioni frontali e sessioni di discussione e di approfondimento sui casi clinici più importanti.
  3. Valorizzazione delle capacità delle comunità coinvolte tramite il coinvolgimento nel progetto di operatori sanitari locali già formati.
  4. Attenzione e rispetto per le abitudini e le culture locali.
  5. Attenzione allo sviluppo multidimensionale, ai diritti umani, alla parità di genere, alla diverse-abilità, all’ambiente.
  6. Coerenza con le politiche locali, nazionali e internazionali.

Seppur la formazione ufficiale termini insieme al progetto, si può parlare di sostenibilità tecnica
perché ci si occupa del trasferimento permanente di competenze – intese come conoscenze e capacità operative – al personale sanitario beneficiario delle attività formative.

In sostanza, la strategia adottata non si esaurisce nel trasferimento di capacità ai singoli operatori, ma ne implica la messa in rete: gli operatori formati, infatti, sono in grado di trasmettere conoscenze e/o buone pratiche ai colleghi durante il quotidiano svolgimento delle attività lavorative.
L’acquisizione della corretta metodologia per lo svolgimento delle visite, insieme a una maggior
competenza
, può inoltre contribuire a migliorare l’operatività del personale e ad aumentarne
l’efficienza, snellendo così i carichi di lavoro e il numero delle visite non necessarie.

totale raccolta

512€

FONDAZIONE IVO DE CARNERI

La Fondazione Ivo de Carneri nasce nel 1994 per ricordare la figura e la memoria scientifica del Prof. Ivo de Carneri, consulente per conto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1988 per le campagne di controllo dei parassiti intestinali nei bambini, in particolare in America Latina e in Africa.

Dal 1988 al 1993 (anno della sua scomparsa) ha lavorato nell’Isola di Pemba per studiare, curare e prevenire le malattie infettive presenti nell’Isola e in tutti i Paesi in via di sviluppo.
Nato a Cles nel 1927, il Prof. Ivo de Carneri è stato una delle personalità scientifiche più illustri e riconosciute al mondo per lo studio delle malattie infettive e parassitarie: si contano 300 sue pubblicazioni scientifiche e non ultimo il libro di “Parassitologia medica e diagnostica parassitologica” che è in uso nelle Facoltà di Medicina e Veterinaria.
Da quando si è costituita la Fondazione, fin da subito l’amministrazione comunale di Cles ha seguito lo sviluppo dei progetti in Africa, creando un gemellaggio tra Cles e Pemba e ratificato dal Ministero Affari Esteri e della Cooperazione allo Sviluppo, nel 2018.
Molti volontari clesiani, della Val di Non e del Trentino sono stati e attualmente cooperano nell’Isola di Pemba (arcipelago di Zanzibar – Tanzania) per seguire i progetti della Fondazione. Dal 2016 si è costituito il Comitato Amici della Fondazione Ivo de Carneri a Cles.

In Africa
La Fondazione svolge principalmente attività di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo e in particolare nell’Isola di Pemba (arcipelago di Zanzibar –Tanzania) dove nel 2000 ha realizzato il Laboratorio di Sanità Pubblica Ivo de Carneri, donato al Governo di Zanzibar. Il Laboratorio ad oggi svolge attività di formazione del personale locale sanitario, prevenzione e ricerca delle malattie parassitarie e infettive. Vanta collaborazioni con la Bill e Melinda Gates, con la John Hopkins University ed è centro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i piani di lotta contro la schistosomiasi (240 milioni di persone nel Mondo sono contagiate da questo parassita e 10 mila morti l’anno, dati OMS).

In Italia
Dal 2015 dirige la collana di libri fronteretro il cui filo conduttore sono le grandi malattie che nei secoli hanno colpito le popolazioni in varie parti del mondo, influenzandone la vita sociale, politica ed economica e sono state, pertanto, oggetto dell’attenzione e dell’analisi non solo di medici e biologici, ma anche di politici, storici, giornalisti e uomini di cultura. In qualità di testimoni diretti, costoro si sono fatti interpreti del disagio sociale e spesso hanno elaborato e proposto soluzioni affinché la malattia diventasse stimolo di progresso e riscatto.

Da Marzo 2020 la Fondazione ha realizzato una cinquantina di interviste sul tema del Covid coinvolgendo importanti personalità della Sanità Pubblica, dell’Economia e della Società civile.

Via G. Ceradini 3 20129 Milano (MI)
02 28900393