Nove Onlus per un professore venuto da lontano
Posted at 12:40h in Storie 0 CommentiAllo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) ci sono tanti ragazzi diventati adulti troppo in fretta. Uno degli ospiti più anziani è Senai, eritreo, 48 anni, che ho incontrato il 4 novembre scorso.
Senai ha lasciato in Eritrea le sue tre bambine e la moglie Semira, la casa, tutto. Mi ha raccontato che partire è stato come farsi strappare il cuore dal petto, ma non aveva scelta. Quando gli ho chiesto perché ha mormorato che non voleva dirlo.
Come tanti in fuga da drammi per noi difficili da immaginare, Senai ha affrontato il mare su uno dei ‘gommoni della morte’. Ha avuto fortuna ed è sbarcato a Lampedusa, due anni fa. Da lì e altri punti di approdo si viene trasferiti in varie città di Italia. A lui è capitata Roma.
“Prima del viaggio” (queste le parole che ha usato) era un professionista che poteva garantire una vita dignitosa e lo studio alle sue figlie. Nel 1990 ha conseguito una laurea in matematica, dal ‘92 ha insegnato in un liceo della capitale Asmara. Successivamente, per 20 anni, è stato impiegato al Ministero dell’Istruzione Eritreo. Era tranquillo, non aveva troppe aspettative e per lui andava bene così. Finché è stato costretto a partire.
Il primo paese che ha raggiunto è stato il Sudan, dove è rimasto per quasi due anni. Lì ha svolto qualsiasi lavoro per mettere da parte un po’ di soldi: ha fatto il manovale, il tassista ed il venditore. Nel 2013 è ripartito per la Libia, dove ha trascorso un anno. Ho capito che non aveva voglia di parlare di quel periodo e non ho fatto domande.
In un italiano quasi perfetto, Senai mi ha confidato che gli piacerebbe tornare a insegnare. In un certo senso già lo fa, aiutando gli altri ospiti dello SPRAR a imparare la nostra lingua. E’ molto amato, quasi un padre per i più giovani.
Ero andata allo SPRAR per selezionare persone idonee a partecipare a Migranti in FormAzione, il progetto più recente di Nove Onlus, destinato a chi è arrivato in Italia in cerca di pace e di un lavoro onesto. Il progetto, nato contemporaneamente all’iniziativa Dai una mano a un italiano, offrirà corsi di formazione professionale e inserimento lavorativo in aziende del territorio a migranti con le carte in regola. Comincerà a dicembre 2016 con un corso di orientamento al lavoro. I posti saranno 15, un piccolo primo passo a cui Nove Onlus intende far seguire molti altri.
Ho chiesto a Selai se gli sarebbe piaciuto partecipare, se pensava fosse difficile per lui cimentarsi in qualcosa di nuovo. Ha annuito poi ha detto, da buon insegnante, che non si finisce mai di imparare; e che con un lavoro riuscirebbe a sentirsi nuovamente parte della società.
Alla mia domanda se gli piacciano l’Italia e gli italiani, ha risposto che in Italia ha visto tante cose positive e che qui, grazie a Dio, si sente al sicuro. Mi ha lasciata con un grande sorriso, dicendo: “Salutami tuo figlio”. Non so come abbia fatto a capire che sono diventata mamma da pochi mesi.
Livia Maurizi
Project manager – progetto Migranti in FormAzione di Nove Onlus
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