La squadra di hockey Magic Torino nasce nel marzo 1996 in seno all’Associazione U.I.L.D.M. O.d.V. (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) con l’intento, riuscito, di stanare più giovani possibile, affetti da malattie neuromuscolare, dal loro isolamento.
Inizialmente ero anch’io un’atleta ma poi ho lasciato spazio ai più giovani dedicandomi all’organizzazione.
In seguito alle nuove regole volute dalla Federazione FIPPS (Federazione Italiana Paralimpica Powerchair Sport), nel marzo 2005 la squadra si costituisce come Associazione Sportiva Dilettantistica. E da quel momento sono diventata il Presidente.
Inoltre, dal 2003, il Magic Torino fa parte delle associazioni sportive iscritte al CIP (Comitato Italiano Paralimpico).
Lo sport è stato un veicolo di integrazione che, spesso, veniva intrapreso per il semplice fatto di sfruttare un’occasione per uscire dalla routine delle quattro mura che di sovente limitavano la vita del disabile. Al giorno d’oggi le opportunità di relazione ed integrazione, senza voler nascondere le difficoltà esistenti, sono notevolmente migliorate. Esiste un percorso di integrazione scolastica e lavorativa, la mobilità è sicuramente migliorata e tutto questo, assieme a tanti altri fattori culturali, hanno aperto nuovi orizzonti di integrazione.
Tutto quanto sopra esposto è servito per arrivare al concetto che al giorno d’oggi, viva Dio, il disabile si trova nella totale libertà di scegliere di fare sport. In seguito a questa tendenza sempre in crescita, sono nate non solo delle manifestazioni dedicate ai disabili, come ad esempio le paraolimpiadi, ma anche delle associazioni sportive disabili che allenano tutti coloro che sono affetti da qualche deficit motorio.
Vorrei sottoporre alla Vostra attenzione l’allegria, la dignità e la nobiltà d’animo con le quali questi ragazzi, colpiti dalla distrofia, si dedicano a un’attività sportiva per dimenticare, seppur momentaneamente, le carenze, i sacrifici e le rinunce della loro difficile esistenza. Riteniamo a questo proposito che possa essere citato come esempio per tante persone, il coraggio di ognuno di loro. Grazie a questa disciplina sportiva, gli atleti distrofici, nonostante le sofferenze causate dalla malattia e il drammatico futuro che si prepara, riescono a trovare uno stimolo e uno scopo per continuare ad andare avanti.
Questo sport sta vivendo una fase di grande espansione, con nuove società che nascono ogni anno nelle diverse città e coinvolgendo sempre più appassionati e ragazzi affetti da malattie neuromuscolare gravi.
Purtroppo, però, il costo elevato della carrozzina da gioco, non permette a tutti i nostri giocatori di acquistarla e giocare così alla pari con quegli atleti che non hanno problemi economici.
Mario (anni 30)
Circa 10 anni fa, ho cominciato a praticare uno sport entrato da poco tra gli sport paraolimpici: il powerchair hockey;
Il powerchair hockey è uno sport di squadra in cui gli atleti sulle proprie carrozzine elettriche, devono cercare di segnare nella porta avversaria. Si gioca 5 contro 5, chi ha più forza nelle braccia usa una mazza per colpire una pallina bucherellata, mentre chi ne ha di meno, usa uno strumento chiamato stick, una sorta di “paletta” montata davanti ad una protezione per proteggersi dagli eventuali impatti frontali.
Adesso vorrei soffermarmi su come sono venuto a conoscenza del powerchair hockey. Ho conosciuto questo sport in maniera puramente casuale: facevo delle sedute di fisioterapia e la fisioterapista mi ha parlato dell’associazione sportiva Magic Torino – UILDM che praticava questo sport ed era alla ricerca di atleti. Ho colto l’occasione per provare e me ne sono innamorato perché fin da piccolo sono sempre stato un appassionato di calcio e quindi volevo in qualche modo immedesimarmi.
Oltre ciò, mi è subito piaciuto perché è uno sport di squadra, i cui componenti della squadra vogliono vincere insieme ma, soprattutto, divertirsi, è inclusivo: sia ragazzi che ragazze con patologie motorie e neurodegenerative diverse, possono giocare insieme con l’opportunità di fare anche nuove amicizie.
Inoltre, osservando gli atleti più forti, si impara molto e di conseguenza c’è possibilità di migliorare.
Riccardo (anni 17)
Pratico hockey da poco, anche se faccio parte della squadra da ormai 3 anni ma a causa del covid sono stati sospesi sia allenamenti che partite. Da quando frequento più assiduamente gli allenamenti, le partite e le trasferte mi trovo molto bene con i miei compagni di squadra, il clima tra noi compagni è sempre scherzoso e gioioso e ci fidiamo l’uno dell’altro sia fuori che dentro il campo. Ho potuto appurare questo grazie ad una trasferta in particolare, svoltasi poco tempo fa a Palermo in cui sono stato con i miei compagni per più giorni e non solamente quelle 2 ore alla settimana durante gli allenamenti. Durante quei giorni ho capito cosa significa far parte di qualcosa, di un gruppo, di una squadra. Quindi tirando le somme la mia esperienza con l’hockey su carrozzina è positiva ed è un piacere far parte di questo ambiente!
“Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla.”
(Pierre de Coubertin)
Nessun Commento