L’esperienza di un giovane ospite del gruppo appartamento “La Villa”

“Ero piccolo quando sono finito in un orfanotrofio in Ecuador. Ricordo che le mie sorelle mi venivano a trovare, e io speravo che mi portassero via con loro, ma ogni volta se ne andavano lasciandomi con il cuore pieno di rabbia, una rabbia che mi ha accompagnato per lungo tempo.
Un giorno quella che sarebbe diventata la mia famiglia adottiva venne a prelevarmi dall’orfanotrofio per portarmi in Italia, negandomi così ogni possibilità di rivedere le mie sorelle. Confuso, disorientato: così mi sentivo a fine settembre quando sono entrato qui a “La Villa”.
Tante domande affollavano la mia mente, ma gli operatori, da subito disponibili, sono sempre stati pronti a darmi risposte scacciando l’ansia che avevo dentro.
“I miei genitori quando sarebbero venuti a trovarmi? Quando avrei potuto sentirli? Cosa avrei dovuto fare lì? Come dovevo comportarmi? Chi erano tutti quei ragazzi e per quali motivi erano lì? Con loro mi sarei trovato bene?”
Che confusione! Ma tutto è diventato più chiaro quando ho iniziato ad aprirmi. In qualche modo ho iniziato a sentire che quella casa mi accoglieva in tutti i sensi e ho potuto godere di tutto ciò che mi offriva: la serenità di un luogo immerso nel verde, una famiglia formata da tanti operatori che mi ha accolto senza pregiudizi e che aveva cura di me. Un percorso più chiaro verso il mio futuro stava finalmente prendendo forma. Ma un fatto all’improvviso ha rimesso in discussione tutto ciò che avevo realizzato finora: una lettera da parte della mia famiglia di origine, una lettera di una delle mie sorelle.
D’un tratto si sono ripresentati i fantasmi di un passato con cui facevo i conti ogni giorno e alle cui domande temevo non fossero mai arrivate risposte, i fantasmi delle mie origini, della situazione di perenne solitudine che portavo con me da sempre. I servizi sociali che mi seguivano mi impedirono di rispondere alla lettera e questo mi distrusse; perché farmela leggere e poi negarmi questa possibilità?
Se non fosse stato per il supporto degli operatori, avrei sicuramente commesso degli errori in questa circostanza, ma mi sono fidato di loro e alla fine tutto si è risolto; i servizi sociali mi hanno dato fiducia e così ho potuto sentire mia sorella e raccontarle della mia nuova vita.
Oggi mi considero fortunato. Gli operatori mi spingono a fare esperienze sempre nuove e le mie giornate sono piene di attività di cui vado fiero: il tirocinio formativo, il volontariato, la maratona per la quale mi sto allenando, la palestra messa a disposizione per noi ragazzi, il laboratorio di pasticceria che mi permette di sperimentarmi anche in cucina.
E poi ci sono i miei compagni di viaggio con i quali ho legato molto e con i quali condivido compiti e impegni di casa, ma anche le confidenze più intime; sono loro a farmi sentire che non sono solo. Vedere anche loro proseguire per la loro strada con impegno e affidarsi agli operatori specialmente nei momenti difficili mi aiuta a capire che c’è sempre una buona speranza per costruire un futuro migliore!

Luca

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