Siamo andati in Senegal per la prima volta sei anni fa. Abbiamo scelto di intervenire nelle zone più povere di questo Paese caldo e accogliente, perché qui a Matam, al confine con la Mauritania, la ricchezza del grande fiume Senegal non si traduce in ricchezza delle terre. Qui i campi una volta fertili stanno cedendo il passo al deserto, gli uomini emigrano sfidando la sorte, chi resta fa i conti con la povertà e la fame.

Abbiamo capito che bisognava invertire la tendenza. Bisognava bloccare lo spopolamento, aiutare le donne a sostenere la famiglia, spiegare a chi progettava di partire che al di là del confine non c’era l’Eldorado ma l’inferno e in molti casi la morte. Abbiamo aiutato Amina, che può finalmente mandare i suoi bambini a scuola: con noi ha imparato la rotazione delle colture e la sua terra è diventata più produttiva. E i figli di Aisha, che ora non devono più raccogliere l’acqua per annaffiare: sul suo campo abbiamo installato pannelli fotovoltaici che alimentano le pompe per il sistema di irrigazione goccia a goccia. Abbiamo aiutato e sostenuto interi villaggi, intere comunità.

Ma quello che abbiano fatto finora non basta. Dobbiamo rimboccarci le maniche, fare di più e meglio. Per questo chiediamo il vostro aiuto, il vostro dono. In Senegal stiamo provando a cambiare il futuro di tante famiglie, incrementando produzione e reddito dei piccoli coltivatori, per la maggior parte donne, mamme precoci e lavoratrici instancabili che combattono da decenni contro fame e carestie, siccità e avversità. I nostri progetti di cooperazione allo sviluppo non si limitano a questo. Nelle scuole di Ghana, Costa D’Avorio, Bolivia, Argentina e Messico installiamo pannelli fotovoltaici per portare l’elettricità, realizziamo pozzi e cisterne di raccolta della pioggia per portare l’acqua potabile, costruiamo servizi igienici.

Lavorare sui temi della migrazione per noi significa questo: incentivare lo sviluppo certamente, ma con il vincolo che sia sostenibile, equo, rispettoso e compatibile con l’ambiente. Per noi di Green Cross non vanno costruiti muri e barriere ma ponti e reti, non bisogna diffondere pregiudizi, risentimento e odio ma cultura, conoscenza e accoglienza.

Siamo nati vent’anni fa da una costola dell’associazione internazionale fondata da Michail Gorbaciov e in questi due decenni ci siamo battuti dalla parte dei più deboli e degli indifesi, per la protezione delle risorse naturali, per la tutela dell’ambiente. Al nostro fianco abbiamo trovato personalità del mondo della politica, dell’ambientalismo, della cultura, della scienza, dell’impegno sociale, e migliaia di cittadini. Oggi cerchiamo nuovi alleati. Chiediamo a voi di schierarvi dalla nostra parte, di sostenerci nelle nostre battaglie e per rafforzare le nostre azioni.

Elio Pacilio

 

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