“R. non ha ancora 3 anni e un martedì di settembre viene ospitata al CIAO con la mamma. E’ una giornata speciale per loro: è la prima volta che trascorrono insieme un giorno in libertà.
Perché R. vive in carcere con la sua mamma, detenuta, detenute. Certo l’ICAM (Istituto di Custodia Attenuata per Madri) non è un carcere come gli altri: le mura non sono alte e grigie, ma quelle di un palazzo di Milano; alle finestre non ci sono solo le sbarre ma anche i fiori; gli agenti non hanno la divisa ma vestiti normali. Ma è pur sempre un carcere, con le sue regole e i suoi diritti.
La bambina, è silenziosa, non sa cosa sta per accadere, non ci conosce.
R. continua nel suo mutismo quando inaspettatamente, sotto quel suo sguardo furbo, inizia ad apparire il primo dei tanti sorrisi che ci regalerà in questa giornata. Prende la mano di Andrea, si fida e affida a lui.
Siamo testimoni di esperienze che madre e figlia vivono, per la prima volta, insieme: la spesa al supermercato, la scelta delle caramelle, una pizza margherita, una corsa al parco giochi.
Le riaccompagniamo dentro, ci salutiamo, R. mi fa l’ultima pernacchia.
Vediamo sui loro visi l’importanza di un giorno come questo, per gente come loro.
E viviamo anche nei nostri cuori il valore di esperienze come queste, per persone come noi.”

Ed è grazie a questo incontro di 6 anni fa che l’associazione CIAO ha deciso di “accogliere la sfida” e di aprirsi all’accoglienza delle mamme detenute in carcere insieme ai loro bambini.
Grazie alla disponibilità di una accoglienza abitativa, il progetto consente infatti alla mamma di accedere a misure alternative al carcere (sia in custodia cautelare sia con pena definitiva) e al bambino di crescere in un ambiente, fisico e psichico adeguato alla sua crescita e ai suoi legami affettivi.
Alle mamme e ai bambini viene anche fornito tutto ciò che è necessario per gestire la quotidianità (alimenti, abbigliamento, farmaci, trasporti, visite mediche, materiale per scuola, attività ricreative, etc). Viene loro favorito l’accesso ai servizi sul territorio (legali, sanitari, formativi, ricreativi,…) e garantito l’accompagnamento socio-educativo e psicoterapeutico al reinserimento e all’autonomia.
2 anni, 11 mesi, 5 giorni, 2 mesi, 3 anni: sono le età di alcuni dei bambini che in questi anni hanno varcato la soglia degli alloggi del CIAO e si sono lasciati alle spalle i cancelli che si aprono e si chiudono, i suoni amplificati del carcere, le liti tra compagne di cella.
E in questi anni siamo stati protagonisti e spettatori: come una famiglia abbiamo visto e vissuto con loro la gioia dei primi passi e delle prime pappe, la fatica per il distacco nell’inserimento all’asilo e la preoccupazione per una malattia. Siamo l’affetto e la presenza, il rigore e l’autorità.
E le mamme camminano e crescono con loro, con noi: si fanno sostenere nella cura e nell’educazione dei propri figli, seguono corsi di italiano per meglio comprendere e inserirsi nella comunità, condividono la quotidianità e si sostengono.
E i bambini riempiono le giornate, con le loro risate e i loro capricci, con i giochi e i litigi: qui riscoprono il piacere e la gioia di vivere “liberi” con la propria madre e la voglia di scoprire il mondo tipica dei  primi anni di vita.
Tanti piccoli passi, come quelli fatti dal primo bambino accolto; qualche fallimento, come quello vissuto da chi sa che l’altro è responsabile di sé, nel fare e nello sbagliare.
Ora, attraverso la firma di una Convenzione con il Comune di Milano e il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria,  condivisa anche da Tribunale di Milano e Tribunale di Sorveglianza, la nostra struttura è stata riconosciuta, come casa famiglia protetta per madri detenute con bambini, cosi come previsto dalla Legge 62/2011.
E’ la prima funzionante in Italia, ed è per noi un riconoscimento importante che, sebbene per ora non preveda alcun onere per il Ministero e il Comune, rende ragione dell’impegno che quotidianamente gli operatori vivono!
Il C.I.A.O. è sempre presente quando la mamma è nelle condizioni giuridiche per essere accolta; è sempre presente quando si può lavorare con la Magistratura e le Istituzioni Penitenziarie per favorire questo accesso; è sempre presente quando il bambino provato dalla forzata carcerazione cerca di ritrovare la serenità e il sorriso tipico della sua età.
Perché un bambino non può crescere in carcere e tutti siamo impegnati a offrire a lui e alla sua mamma una nuova opportunità!

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