Cosa significa vivere in un mondo silenzioso?
Posted at 19:56h in Storie 0 CommentiVi siete mai chiesti cosa significa vivere in un mondo silenzioso? Cosa vuol dire non sentire i suoni della vostra casa? Quali limiti questo comporti nella quotidianità e quali, in alcune situazioni, anche i pericoli?
Non è facile da immaginare e comprendere, per questo la sordità è chiamata “disabilità invisibile”, perché meno evidente aglio occhi di altre disabilità, ma non per questo meno ostacolante nella vita quotidiana. Per questo nasce l’associazione AscoltaMe: affinchè la sordità non venga più percepita come una condizione appartenente a un mondo a sé stante. e per promuovere attività e iniziative che possano migliorare la qualità di vita delle persone sorde e con deficit uditivi.
“Mi chiamo Laura e lavoro come libero professionista ma lavoro in diverse città dell’Italia e per questo motivo vivo sempre in case in affitto che cambio più volte. Noi sappiamo che le case in affitto non sono completamente accessibili per le persone come me che sono sorde . Per esempio non sento il campanello e quindi sono spesso preoccupata, controllo continuamente il cellulare oppure costretta a chiedere aiuto al vicino di casa. Diciamo che in generale in confronto a tutti gli altri la mia non è un’autonomia completa.” – Laura, docente Lingua dei Segni
Cose come sentire il pianto del proprio bimbo, qualcuno che bussa alla porta o magari l’allarme sembrarono piuttosto una cosa scontata. Ma per una persona sorda possono coincidere con situazioni di disagio o potenziale pericolo.
Per questo AscoltaMe ha anciato la campagna KitMe Sospeso, proprio per far suonare un mondo silezioso: raccogliendo donazioni che ci permettano di regalare il KitMe a quante più persone sorde possibili. In particolare a quelle che ne hanno più bisogno,che spesso coincidono con quelle che non hanno i mezzi economici per dotarsene in autonomia.
Ma cos’è KitMe e come aiuta? Scopriamolo dalle parole di Sonia, mamma di Carlo, ragazzo di 16 anni sordo-cieco.
“ Abitualmente per chiamare Carlo io dovevo andare nella sua stanza a chiamarlo oppure mandavo un messaggio whatsapp sperando che lui lo vedesse nel suo tablet. Adesso, con l’arrivo di KitMe, Carlo indossa lo smartwatch del KitMe al polso e io ho un sensore e quando ho necessità di chiamarlo pigio il sensore e lui viene nella stanza dove sono io. Così basta fargli vibrare lo smartwatch e Carlo viene all’ora di pranzo e tutte le volte che lo chiamo.” – Sonia, mamma di Carlo e Consigliere Associazione Mondo Charge
KitMe si compone di sensori, app dedicata e smartwatch. I sensori vengono posizionate sulle fonti sonore che si vogliono tenere sotto controllo e appena il sensore rileva un suono, tramite l’app, lo comunica allo smartwatch al polso della persona sorda tramite vibrazione, segnale luminoso e messaggio testuale che indica che cosa sta suonando. Inoltre, come raccontato dalla mamma di Carlo, premendo il tasto su un sensore si può avvisare la persona sorda che qualcuno la sta cercando grazie alla funzione Cercapersone.
Insieme possiamo fare la differenza. Crediamo che sia importante permettere alle persone sorde di sentirsi al sicuro, autonome e indipendenti a partire da casa propria, ma non solo.
“Questa settimana Carlo era in ospedale perché ha subito un intervento all’occhio, è stato complertamente bendato quindi completamente isolato dal mondo e immobile nel suo letto. Quindi ci siamo scambiati le cose rispetto al solito: Carlo aveva il sensore del KitMe e io lo smartwatch, perché anche io avevo necessità di spostarmi per preparare il suo latte o per andare al bagno. Quindi funziona in entrambi i modi: nella versione “mamma chiama Carlo” e “Carlo chiama mamma”. “ – Sonia, mamma di Carlo e Consigliere Associazione Mondo Charge
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