Il racconto di AMKA Onlus per il nostro blog…
Quasi ogni villaggio è dotato di uno spazio con porte rudimentali, talora con zanzariera a farvi da rete. Ma di palloni qui
in Africa se ne vedono pochi: ne ho portati quattro e“Papà Pierre (così mi chiamo quaggiù), le ballon, le ballon”…le ballon” è diventata una richiesta un ritornello continuo dei bambini che meglio ci conoscono. Talora a lavoro finito o nei tanti momenti di “buco” spunta dalla jeep il pallone. Si fanno le squadre. E via senza fiato nella polvere rossa dove il campo è sempre più largo che lungo (ma questa è una regola fissa che differenzia il “giocare a pallone” da giocare a calcio!).
Gli avversari locali sono fieri e agguerriti, in genere bambini dai 6 ai 12 anni calzano ciabatte cinesi in plastica monostampo che saltano in aria dietro la palla. Qualcuno più grande arriva e subito fa il “coatto” cercando di sfoggiare palleggi improbabili con aria supponente. Con piedi screpolati ed unghie consunte i bambini si affannano entusiasti avvolti in tenute cenciose. Cominci a giocare, vedi che ce la fai a contenerli, tiri un sospiro di sollievo, poi ti accorgi con chi stai giocando, realizzi che devi stare attento che se li tocchi o li prendi con una pallonata di cuoio rischi di fare dei danni; rifletti ancora e ti chiedi quanto tu hai mangiato l’ultima volta rispetto al tuo amico/ avversario e infine t’interroghi sulla “tattica” di gioco più adeguata.
Ma il pallone è il pallone, per di più è un orgoglio nazionale italiano, quindi si gioca per vincere di alternative non se parla! E si va avanti tra “ueue!” (grido che a me pare significhi tutto: passa, crossa, evviva, forza) esultanza o sconforto. Mi pare che questi bambini e questi ragazzi abbiano pochissimi stimoli.Un progetto di sport, (sulla scia di quelli lanciati decenni fa per i ragazzi dei grandi altipiani che ormai sfornano medaglie olimpiche a ripetizione) per quanto non prioritario rispetto alle urgenze di qui, darebbe un sostegno ed una speranza incredibile. E così forse suonerebbe diverso il ritornello della nostra partenza serale… “Papà Pierre, tu va, ma le ballone restè ici”: noi passiamo, la cosa importante per loro che resti qualcosa con cui giocare. Ma la jeep si chiude con dentro il pallone, servirà domani in un altro villaggio.
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