Così abbiamo deciso, una sera di aprile del 2012, a casa mia a Roma. Eravamo in tre, donne, tutte con anni di esperienze in cooperazione internazionale e una domanda che si ripresentava sempre più spesso: “Si può lavorare meglio, dare di più?”. Per questo abbiamo fondato Nove Onlus: tentare, sia pure in piccolo, di migliorare la ‘macchina degli aiuti’.
«Eravate in tre, perché l’avete chiamata Nove? » Ci è stato chiesto tante volte. Perché un numero non lega a una causa univoca, a un solo settore di intervento. Noi volevamo poter dire sì a progetti concreti in vari campi, da aiuti di emergenza a istruzione e sviluppo socio economico, aiutando donne e bambini soprattutto, ma non esclusivamente. E perché 9 è un bel numero, rappresenta il cambiamento, l’invenzione, la crescita attraverso l’ispirazione; qualcuno lo chiama il numero ‘umano’, dato che nove sono i mesi in cui si prepara la nascita di un bambino.
Abbiamo deciso di seguire principi semplici e chiari, tra cui evitare ogni spreco e ridurre al minimo i costi, anche grazie al lavoro gratuito dei soci. Utilizziamo un conto corrente per le spese amministrative e uno esclusivamente dedicato ai progetti, così chi dona ai progetti sa che il 100% del suo contributo va lì e non in spese generali. Preferiamo anche sostenere un buon progetto invece di aprirne uno nuovo, quindi ci uniamo spesso ad altre associazioni affidabili, perché insieme si può spendere meno e fare di più.
Sempre più persone ci hanno dato fiducia e appoggio, permettendoci di crescere, come budget e come staff. Ora siamo ben più di nove, fra soci e collaboratori, uomini e donne. E abbiamo progetti in Italia, Afghanistan, Grecia e Etiopia. Non grandi, non ancora, ma importanti per le persone che ne beneficiano.
Abbiamo aiutato Matteo a Milano, e Fahim a Kabul, a superare traumi e violenze subìte nella loro difficile infanzia. A Roma abbiamo accolto la richiesta di Giulio, ridotto alla disperazione dal licenziamento e l’impossibilità di trovare un impiego, che sta prendendo la patente e avrà in dono un mezzo di trasporto con cui avviare una piccola attività in proprio. A Mohammed, migrante siriano arrivato con le gambe paralizzate ai confini tra Grecia e Macedonia, che viveva in una lacera tenda con un principio di cancrena e ferite infette, abbiamo offerto cure mediche, cibo e una casa dignitosa per lui, la moglie e le loro tre bambine. Amina, una ragazza afghana disabile, si è diplomata nel nostro Centro di formazione femminile a Kabul, che quest’anno offre corsi gratuiti e un servizio di avvio al lavoro a 600 donne per le quali non esiste altra occasione di emancipazione; un Centro dove si progettano iniziative ‘rivoluzionarie’ per le donne, come la prima start-up afghana di ‘taxi rosa’.
Non c’è spazio per raccontarvi anche di come è migliorata la vita di Maria a Salerno, di Fere, ragazza coraggiosa della comunità dei lebbrosi di Kore in Etiopia, della ristrutturazione delle camere dove vivono nell’isola greca di Rodi Dimitris e altri bambini con gravi patologie. Sarebbe bello raccontare di tutte le persone grandi e piccole, italiane e straniere, che Nove Onlus ha avuto il privilegio di assistere con il contributo e la fiducia di donatori e volontari, che ringraziamo di cuore e speriamo siano sempre più numerosi. Senza di loro Nove Onlus non sarebbe riuscita né riuscirà a rispondere alle crescenti richieste che riceve, senza di loro non sarebbe la stessa.

Susanna Fioretti
Presidente Nove Onlus
www.noveonlus.org

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