“Chi sono? Come trovo il mio valore? Cosa farò da grande? Perché mi sento così fuori posto?
Queste erano (e sono ancora) le domande che mi tormentavano ogni giorno, dubbi ai quali spesso è difficile dare una risposta definita, che scatenavano in me grande paura e inadeguatezza. Era come se, pian piano, quel percorso che all’inizio mi sembrava definito e perfettamente tracciato, cominciasse a sembrare sempre meno chiaro. Mi sentivo di star navigando in un mare in tempesta, con pioggia incessante, tantissima foschia: anche la mia bussola cominciava a non funzionare più.
La mia esperienza come volontaria al Centro Libenter è iniziata proprio in uno di questi momenti di caos: la pandemia, la fine dell’università, la ricerca del lavoro. Un periodo in cui l’ansia per il futuro e il confronto continuo con l* altr* stavano diventando sempre più opprimenti.
Grazie all’opportunità di far parte di questa realtà ho fatto chiarezza nelle mie giornate tempestose. Ho cominciato così a sentirmi meno persa e soprattutto meno sola.
Incontrare e aiutare altre persone che condividono sentimenti, pensieri ed esperienze simili è stato come trovare una flotta di altre barchette che navigano con me nello stesso mare incerto. Nessuno di noi è veramente solo in questo viaggio, e Libenter è qui per ricordarcelo, creando uno spazio sicuro dove possiamo esprimerci liberamente, senza paura di essere giudicato; offrendo un aiuto per costruire o risistemare insieme la propria bussola.
Per me, essere di supporto agli altri significa anche saper chiedere aiuto quando ne ho bisogno. Accettare l’aiuto di qualcuno infatti non significa essere deboli o sbagliato, ma riconoscere che tutti noi navighiamo nello stesso mare di incertezze.
Ricordati: non sei solo.”
Mara Salis, volontaria del Centro Libenter
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