Guardandoti dentro puoi scoprire la gioia, ma è soltanto aiutando il prossimo che conoscerai la vera felicità.” – SERGIO BAMBARÉN
C’è un posto, a Pavia, che è una Casa per tante famiglie che si trovano ad affrontare una malattia il cui nome spaventa solo a sentirlo: la leucemia. Nella nostra Casa sentirai parlare tante lingue, con tante voci e accenti diversi, così come diversi saranno i profumi del cibo che avvertirai nell’aria e ti verrà voglia di curiosare per andare alla scoperta di quelle pietanze preparate con amore e offerte con orgoglio, che diventano simbolo della propria cultura e il desiderio di condividere una parte di sé. Tutte unite per un’unica causa: guarire i loro figli. Queste mamme si danno la mano, sostenendosi nei momenti bui e gioendo in quelli felici. Se ascolterai bene, poi, potrai avvertire una risata molto molto speciale: quella dei bambini. No, non è un luogo immaginario, è la nostra associazione, è AGAL.

AGAL o Associazione Genitori e Amici del Bambino Leucemico, nasce a Pavia nel 1982, dal desiderio di genitori di bambini colpiti da malattie oncoematologiche, di offrire aiuto anche ad altre famiglie che si trovano a vivere la stessa situazione, un aiuto concreto per affrontare la difficile esperienza della malattia.

Ma in cosa consiste il nostro aiuto in concreto? Semplice: nell’ospitalità, nel trasporto delle famiglie da e per l’ospedale e anche nel supporto psicologico di cui sia i bambini che i genitori necessitano per affrontare questa battaglia.

Ci teniamo a precisare che i nostri servizi sono a titolo completamente gratuito e questo per un semplice motivo: le famiglie che si rivolgono a noi, hanno dovuto cambiare drasticamente la loro vita e la loro routine. Immaginate lo scenario in cui una famiglia, improvvisamente, si trovi a dover affrontare una malattia così complessa, aggiungendo a tutto ciò anche il fattore lontananza.

Infatti i nostri ospiti vengono da tutta l’Italia e dal resto del mondo per poter accedere alle cure avanguardistiche del reparto di Oncoematologia pediatrica del Policlinico San Matteo di Pavia, per offrire ai loro figli la possibilità di poter guarire. Questa scelta comporta dei sacrifici come ad esempio il doversi separare fisicamente dalla famiglia, lasciare il noto per addentrarsi nell’ignoto, lasciare la vita che si conduceva prima e anche il lavoro. Pensate quindi ad una famiglia normalissima che si trova ad affrontare tutta questa situazione: la difficoltà che sopraggiunge non è solo emotiva, ma anche economica.

Da quel lontano 1982 abbiamo fatto molta strada e siamo riusciti ad ottenere più alloggi, ma soprattutto siamo riusciti a realizzare un grande sogno nel cassetto: Casa Mirabello.

Casa Mirabello è stata inaugurata nel 2014, dopo una radicale trasformazione che l’ha portata dall’essere la sede comunale di Mirabello, ad una Casa in cui possano unirsi le famiglie. Oltre agli spazi in comune e alle camere, le mamme possono rilassarsi nel verde del nostro giardino, mentre i bambini giocano a palla, vanno in bici, si dondolano sull’altalena, divertendosi da matti!

L’obiettivo di questo progetto era, infatti, quello di creare una grande Casa in cui le mamme potessero avere la compagnia giusta in un ambiente consono al loro percorso di cura, ovvero affiancate da persone che, come loro, si trovavano a vivere la stessa realtà, senza perdere le dimensioni di ciò che rappresenta la famiglia, cercando, per quanto possibile, di vivere una vita normale.

“Il mio nome è Miriana e oggi vi voglio raccontare la mia storia, che è iniziata un giorno come un altro, in cui ero una mamma normale con una vita normale, magari una mamma come te che leggi… poi un giorno tutto è cambiato.

Io e mio figlio Lazar arriviamo dalla Serbia, da una città chiamata Ruma. Lazar è un bambino di 8 anni molto intelligente, forte, sensibile e curioso.

La nostra storia inizia poco prima del 3 maggio 2017 quando un giorno, dopo aver giocato in giardino, il bambino iniziò a mostrare quelli che, apparentemente, sembravano sintomi influenzali. Poco dopo il suo corpo si era ricoperto di grandi ematomi e la pelle era diventata gialla. Arrivati all’ospedale di Novi Sad, un grande ospedale pediatrico, scoprimmo che il suo midollo aveva smesso di funzionare a causa dell’anemia plastica.

Ci fu una corsa contro il tempo: i medici iniziarono subito l’unica terapia esistente per questa malattia, provarono anche diverse trasfusioni di sangue e di piastrine, ma il piccolo paziente non sembrava reagire. Così, dopo ben 8 mesi in ospedale, i medici decisero che l’unica carta rimasta da giocare fosse il trapianto del midollo osseo. I dottori dell’Ospedale, si misero subito in contatto con quelli dell’ospedale di Belgrado che, senza aspettare un secondo di più, si rivolsero al Policlinico San Matteo di Pavia. Certamente ero spaventata all’idea di dovermi spostare dall’appoggio della mia famiglia, di dovermi separare da mia figlia e da mio marito per giungere in un luogo di cui non sapevo la lingua, ma l’idea di poter perdere mio figlio lo era ancora di più.

Armata di coraggio, ho preparato le valigie e sono arrivata in Italia il 14 dicembre 2017. Vedere come i dottori si prendevano cura di mio figlio, mi ha fatto capire che Lazar era in buone mani e infatti, dopo soli dieci giorni di terapie in Italia, il bambino aveva iniziato a stare meglio e così il 24 dicembre siamo giunti a Casa Mirabello. Qui si è stretta una forte amicizia con un’altra mamma: Jasmina. Grazie a lei, anche quei momenti che sembravano essere  impossibili, diventavano positivi con una torta preparata insieme, un giretto a fare shopping, un lavoretto di artigianato, ecc..

Il 14 febbraio siamo stati ricoverati per iniziare le procedure pre- trapianto del midollo, donato dal papà, che è stato effettuato il 22 febbraio.

Cosa è cambiato e cosa cambierà una volta tornata a casa? Tutto è cambiato, perché preoccuparsi per cose che non sono poi così importanti, spesso ti fa trascurare quelle che davvero lo sono: come la salute e la felicità dei tuoi figli.

Prima le cose per cui si litigava o ci si arrabbiava erano la camera in disordine, qualche brutto voto a scuola e cose così, oggi ci concentriamo sulla felicità dei nostri figli, perché loro vengono prima di tutto.

Oggi sono passati 5 mesi dal trapianto e Lazar è tornato ad essere il bambino spensierato, felice e curioso di un tempo e noi abbiamo ricevuto una bellissima notizia dai medici: verso fine agosto, se tutto va bene, potremo tornare a casa dalla nostra famiglia!”

 La casa è il luogo dove risiede l’amore,
vengono creati i ricordi,
arrivano gli amici
e la famiglia è per sempre.

Noi di AGAL lavoriamo per storie come queste, per avere un lieto fine.

Diamo la possibilità a tutte le famiglie di poter curare il proprio figlio, anche a quelle che, per motivi economici, rinuncerebbero all’opportunità di curarli.

A Casa Mirabello, Miriana ha trovato l’amicizia di cui aveva bisogno per farsi forza ed affrontare la lunga battaglia, Lazar ha trovato tanti amici con cui giocare e diciamolo: il papà di Lazar ha conquistato il cuore di tutti i bambini qui a Casa, tanto che lo aspettavano impazienti per giocare a biliardino o a rincorrersi, ma più di tutto, ha fatto loro da papà in quei momenti in cui il loro non c’era, strappando un sorriso in un momento di lacrime.

Tutto questo è stato possibile perché AGAL prima di tutto è ospitalità, è una Casa.

Nessun Commento

Inserisci un commento