In pensione da quindici mesi, decido di accantonare l’idea di collaborare ancora col mio socio. Sono ancora ricco di energie e voglia di fare; perché non mettere a disposizione parte del mio tempo libero a qualcuno che può avere bisogno. Mi soffermo ed analizzo le mie caratteristiche, conscio anche che i miei anni sono avanzati e che le energie non sono più quelle di una volta. Opto quindi per una attività di telefono d’ascolto. So entrare facilmente in empatia col mio prossimo, sono un ottimista per natura, so ascoltare e, se necessario, ho una discreta dialettica. Voglio mettermi alla prova con l’entusiasmo di un ragazzino che ha appena ricevuto un gioco nuovo. VOCE AMICA, dopo un colloquio, mi invita a seguire un corso di due mesi, affiancato da persone già operanti da anni e da specialisti. Mi rendo conto ben presto di avere fatto la scelta giusta. Avevo sempre pensato che, chi telefona ad un servizio come questo, potessero essere soprattutto persone anziane, sole e desiderose di sentire una voce amica con cui scambiare due chiacchiere, desiderose di raccontare dei propri disagi, delle proprie angosce e del proprio vissuto. Di queste, solo un piccolo numero A maggio 2015 arriva il momento atteso: incomincio ad operare da solo. Non ho alcun timore di non farcela! Coloro che chiamano sono persone piuttosto eterogenee, chi con problemi di identità sessuale, chi con problemi sessuali o problemi depressivi, di ipocondria, di rapporto con gli altri (familiari e/o esterni), chi anche col desiderio di scambiare solo due chiacchiere. I volontari ascoltano sempre con la stessa attenzione e la stessa disponibilità, come se fosse la prima volta. Chi chiama non si sentirà mai dire “ me l’hai già detto!”, se avesse chiamato altre volte, oppure “hai già chiamato ieri”! Rispondiamo sempre “pronto”, ma mai “chi parla”, sempre che non sia l’appellante a volerci dire il suo nome. Riconosciamo a tutti il diritto dell’anonimato, come è anonima la voce del volontario che risponde. Anonima, ma mai estranea e indifferente alle problematiche che si presentano. Noi volontari offriamo il nostro servizio tutti i giorni dell’anno (Natale, Pasqua, Capodanno e Ferragosto compresi) e ci autofinanziamo. Auspichiamo a volte anche piccoli aiuti finanziari per poter far fronte alle spese vive dell’Associazione, per migliorare la nostra professionalità attraverso corsi di formazione e poter far fronte alla pubblicità per avere l’adesione di nuovi volontari. Il nostro obiettivo è quello di avere più linee telefoniche, quindi più volontari in aggiunta alla quarantina già esistente. Le telefonate in arrivo da ogni parte d’Italia sono sempre più numerose. Questa mia è un’esperienza molto impegnativa e arricchente che consiglio a tanti. Nel momento in cui alzo il telefono, mi calo completamente nella realtà di chi chiama, senza esprimere giudizi e senza dare consigli, accettando tutti incondizionatamente. Bisogna sempre ricaricarsi per essere sempre nella massima disponibilità. Dopo quattro ore, sicuramente faticose, è opportuno sgomberare la testa, per non portarsi a casa le sofferenze altrui. Credetemi, non c’è migliore gratificazione che quella di sentirci ringraziare per il tempo dedicato e per il fatto che offriamo loro il nostro ascolto.

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