
Tre testimonianze di volontari ed educatori de LA TENDA SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE A.R.L. ONLUS
L’inizio del mio viaggio
“Nel 1994 arrivo alla Comunità La Tenda come giovane educatrice tirocinante, piena di entusiasmo e desiderio di conoscere, incontrare e sperimentare. Questo sarebbe poi diventato il mio lavoro, un percorso che avrebbe segnato profondamente la mia vita. Ho incontrato bambini e adolescenti che, nonostante le loro storie difficili, mi hanno insegnato a reagire e a comprendere che, anche provenendo da situazioni di disagio, è possibile immaginare e sognare un futuro diverso, riscattando il proprio passato.
Nel corso degli anni, ho visto susseguirsi colleghi, volontari e obiettori di coscienza che hanno arricchito costantemente la mia formazione professionale, emotiva e relazionale. Questo scambio continuo ha accresciuto le mie competenze pratiche, permettendomi di affrontare con maggiore efficacia le sfide quotidiane del lavoro. Durante il mio periodo come sostituta, ho affinato le mie abilità operative e gestionali, preparando il terreno per un ruolo ancora più significativo all’interno della Cooperativa.
Quando sono diventata socia lavoratrice della Cooperativa, ho sentito di essere parte integrante di un sistema, ma soprattutto di una “famiglia”, non solo basato sul “dovere” contrattuale fatto di ore, turni e festività, ma anche una forte responsabilità condivisa nel perseguire il “nostro” obiettivo: garantire un servizio efficiente, familiare e accogliente ai minori che, loro malgrado, non possono stare con le loro famiglie di origine.”
Una vita dedicata ai ragazzi della comunità
“A quasi 30 anni dal mio inizio come tirocinante, sono ancora qui, e nonostante la fatica sia fisica che mentale, ho ancora tanta voglia di dedicare tempo ed energia a una realtà che ha visto tanti ragazzi entrare e uscire dalla comunità. Questo lungo percorso testimonia la mia e la “nostra” dedizione e resilienza, sviluppando un forte senso di identità professionale, basato su valori di empatia e impegno.
La mia esperienza mi ha insegnato l’importanza di essere un punto di riferimento stabile e di offrire un ambiente sicuro e accogliente, in cui i giovani possano crescere e svilupparsi. Io, insieme ai miei colleghi, cerchiamo quotidianamente di essere una guida e un sostegno per i ragazzi, mostrando loro che è possibile costruire un futuro nonostante le difficoltà che si incontrano durante il percorso.”
Incontro con l’umanità
“Dal 2019, io e Paolo siamo volontari presso la Comunità La Tenda.
Il nostro arrivo qui è avvenuto per un intreccio di eventi, un po’ per caso un po’ perché forse, alla fine, certi percorsi della vita sono già tracciati tempo addietro da linee sottili e invisibili che solo poi più avanti trovano il momento giusto per rivelarsi.
Ancora ricordo il primo incontro con i ragazzi, la prima cena in comunità.
Avevamo preparato la pizza, e se all’inizio sembravano disinteressati, ben presto, spinti dalla curiosità e contagiati dall’entusiasmo reciproco, hanno iniziato ad interagire con noi. C’era chi la voleva con il salame, chi senza mozzarella, chi solo con il prosciutto: un mosaico di richieste che ha dato il via a un racconto ancora in corso, ricco di sfumature e dettagli.
Sguardi silenziosi, spesso più eloquenti di mille parole: carnagioni che spaziano dal bianco latteo all’ambra cangiante, fino all’ebano scuro che sa di terra e di sole. Tante storie ascoltate, culture diverse che si intrecciano dando vita a un arcobaleno multietnico spontaneo e libero da qualsiasi schema sociale o istituzionale. È questa la bellezza della gioventù, ancora acerba e genuina, che rifiuta ogni forma di convenzione imposta.
Questo è il clima che si respira ogni volta che si varca la soglia della Comunità La Tenda.
Ragazzi all’apparenza timidi, ma con un immenso bisogno di contatto umano, di attenzione e fiducia.
Ricordo M. una delle tante volte in cui, di ritorno da una domenica pomeriggio estiva passata al lago insieme, stanco dai Qi e dalle nuotate, si accasciava sul sedile posteriore della macchina e si addormentava abbracciato al nostro cane.
È questa la leva che ci ha sempre spinto a fare i volontari: l’idea di poter donare a questi ragazzi, piccoli sprazzi di normalità, di far arrivare loro il messaggio che nonostante tutto, si può essere “voluti bene” anche da chi, fino a poco prima, non ti conosceva.”
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